06 aprile 2006

Nuova frontiera, nuova vita

31-03-2006
Day 31
Salta, Argentina

E' arrivato il momento di lasciare la Bolivia.
Cinque di mattina, al bus terminal di Uyuni un gruppo di ragazzi stanchi e infuriati ha aspettato in mezzo alla strada con temperatura sotto lo zero dalle 22:00 alle 4:00 in seguito alla rottura del bus che avrebbe dovuto portarli a La Paz. Con un sorriso amaro mi augurano buona fortuna...
Tre ore in jeep su strada sterrata secondaria, vale a dire guadare fiumi e superare canyon, fino ad arrivare ad Atocha, villaggio minerario da cui passa la ferrovia. Devo aspettare due ore la partenza della prossima jeep e, mentre mi aggiro fra i cani randagi in cerca di un internet point che non esiste, mi passa daventi il treno diretto alla frontiera che non ho preso perche' mi avevano detto che era pieno (poi ho scoperto che non era vero): e' partito con 5 ore di ritardo!
Altre tre ore di jeep e sono a Tupiza; qui vicino c'e' San Vincente, luogo in cui Butch Cassidy e Sundance Kid si pensa siano stati uccisi in una sparatoria. 500 metri prima di entrare in paese foriamo una gomma e raggiungiamo la piccola sgangherata stazione dei bus con la jeep saltellante sul cerchione che tocca i sassi.
Miracolosa coincidenza con il bus per Villazon alla frontiera con l'Argentina; seduto di fianco a me c'e' Nigel, uno scozzese di 44 anni, che in 4 mesi ha percorso 5000 km con una vecchia bicicletta inglese scendendo dal Messico fino a qui; le strade boliviane e l'altitudine l'hanno portato a caricare la bici sul bus fino al confine. Io non vedo una strada asfaltata da quando ho lasciato Sucre... Nigel, biondo con gli occhi azzurri e la faccia spellata dal sole, induce inevitabilemnte al pianto tutti i bambini del luogo che incontra che lo guardano come fosse il diavolo in persona; invece e' insegnante di biologia e meccanico di biciclette che ha girato Corsica, Italia, Europa dell'est, Russia, India, Tailandia e Sud America ovviamente tutto pedalando
.
Dopo 12 ore di v iaggio entro in Argentina, a La Quiaca, da dove, dopo essermi concesso la prima bistecca di una lunga serie, un altro bus mi porta esausto a Humahuaca.
Qui il giorno seguente non faccio altro che dormire, mangiare, comprarmi un maglietta stile boliviano probabilemnte made in China e incontrare uno spagnolo in Argentina da quattro mesi, quindi illegalmente da uno, che si e' mantenuto lavorando per un po' come carpentiere e ora vuole entrare in un circo a Buenos Aires.

Bus per Salta: che godimento i bus argentini, grandi, comodi, puliti, puntuali, che corrono silenziosi sulle lisce strade asfaltate di questo grande paese!
Il taxi mi lascia all'indirizzo del Residencial Gulleguillos: un portone chiuso senza insegna... suono e mi apre una vecchina in vestaglia.

"Buenas noches. E' questo il Residencial Gulleguillos?"
"Si'"
"Ha una camera libera?"
"No"
..."Ah"
"Pero' ho una stanza libera nella casa dove vivo"
"Bene, la prendo"
"Vale. Solo una raccomandazione, joven: se la signora dell'ufficio del turismo che sta proprio di fronte ti fa qualche domanda vedendoti entrare e uscire da casa mia, dille che sei ospite di una tua amica; sai, non ho la licenza"
"Claro, no se preocupes señora!"